L’ interazione tra il paziente e il terapeuta si ritrova in tutte le tappe del trattamento.
All’inizio, quando è necessaria la localizzazione fisica del disturbo. Possiamo chiamare questa fase diagnosi TOPOGRAFICA.
Per arrivarci il paziente ha da fornire tutte quelle informazioni soggettive orientate al DOVE fisico del suo problema.
Così identifichiamo la ZONA GIUSTA da trattare. La zona mostrata dal paziente è tuttavia considerata solo la punta dell’iceberg perchè anche le zone circostanti dolorabili alla pressione saranno oggetto di trattamento.
Dell’iceberg si vede solo un terzo, risultando tutto il resto sommerso: stesso discorso vale per qualsiasi patologia da trattare.
Tale scambio continuerà poi durante tutto il trattamento dovendo il paziente fornire al medico i dati e le sensazioni di quanto sente durante la seduta. Sarà cura del paziente modulare anche l’intensità della pressione esercitata dal terapeuta in base alla propria soglia di tolleranza.
Questa pressione viene definita INTENSITA’ dello stimolo. Il metodo Furter prevede di utilizzare una pressione sufficientemente forte, vicina alla soglia di sopportazione del paziente per raggiungere un risultato terapeuticamente soddisfacente.
Il terzo punto della terapia Furter è la DURATA, cioè il numero dei trattamenti necessari, variabile in relazione a quanto il problema è profondo e da quanto dura.
Al termine della seduta la zona trattata sarà arrossata e gonfia espressione della risposta positiva al trattamento. Nelle ore successive il paziente potrà sentire un indolenzimento su tutta la zona trattata e osservare la comparsa di ematomi, che a volte compaiono sin da subito. Sono normali reazioni alla terapia. Gli ematomi, ripetendo il trattamento più volte sulla stessa area, si ridurranno di volta in volta di dimensioni fino a non ripresentarsi più ad avvenuta normalizzazione della zona sede del trattamento.
L’ interazione tra il paziente e il terapeuta si ritrova in tutte le tappe del trattamento.
All’inizio, quando è necessaria la localizzazione fisica del disturbo. Possiamo chiamare questa fase diagnosi TOPOGRAFICA. Per arrivarci il paziente ha da fornire tutte quelle informazioni soggettive orientate al DOVE fisico del suo problema. Così identifichiamo la ZONA GIUSTA da trattare. La zona mostrata dal paziente è tuttavia considerata solo la punta dell’iceberg perchè anche le zone circostanti dolorabili alla pressione saranno oggetto di trattamento. Dell’iceberg si vede solo un terzo, risultando tutto il resto sommerso: stesso discorso vale per qualsiasi patologia da trattare.
Tale scambio continuerà poi durante tutto il trattamento dovendo il paziente fornire al medico i dati e le sensazioni di quanto sente durante la seduta. Sarà cura del paziente modulare anche l’intensità della pressione esercitata dal terapeuta in base alla propria soglia di tolleranza.
Questa pressione viene definita INTENSITA’ dello stimolo. Il metodo Furter prevede di utilizzare una pressione sufficientemente forte, vicina alla soglia di sopportazione del paziente per raggiungere un risultato terapeuticamente soddisfacente.
Il terzo punto della terapia Furter è la DURATA, cioè il numero dei trattamenti necessari, variabile in relazione a quanto il problema è profondo e da quanto dura.
Al termine della seduta la zona trattata sarà arrossata e gonfia espressione della risposta positiva al trattamento. Nelle ore successive il paziente potrà sentire un indolenzimento su tutta la zona trattata e osservare la comparsa di ematomi, che a volte compaiono sin da subito. Sono normali reazioni alla terapia. Gli ematomi, ripetendo il trattamento più volte sulla stessa area, si ridurranno di volta in volta di dimensioni fino a non ripresentarsi più ad avvenuta normalizzazione della zona sede del trattamento.